
Anche quest’anno Fiera del Libro per Ragazzi fu.
Un oceano di libri per bambini e giovani adulti e… naufragar ci è sempre dolce in questo mare.
Ma preferiamo segnalare un’esperienza preziosa e due prime volte che ricorderemo.
L’esperienza preziosa è stata la mostra dedicata a Ugo Fontana che ci ha consentito di scoprire l’opera di un grande artista e cosa ancor più rara di poter osservare e apprezzare da vicino alcuni dei sui disegni, poesie grafiche dal fraseggio importante, sontuoso eppure immediato: bellissimi!
La prima delle due novità è stato invece il padiglione 33, aperto per la prima volta al pubblico (ed era proprio l’ora!) per una fiera nella fiera. Con il titolo di “Non ditelo ai Grandi”, rubato col consenso dell’autrice al libro “Don’t tell the Grown-Ups: The Subversive Power of Children’s Literature di Alison Lurie, il padiglione ha accolto oltre all’immensa libreria, mostre e spettacoli, laboratori e workshop cui hanno partecipato scolaresche e famiglie. Lo spazio della fiera si è, inoltre, ulteriormente dilatato con il programma della Settimana del libro per ragazzi che ha coinvolto tutta la città di Bologna.
Seconda novità per quanto mi riguarda, l’aver avuto la possibilità di assistere personalemnte a una demo di Realtà Aumentata applicata all’editoria didattica.
Non era la prima volta che ne sentivo parlare. Basta incrociare in tv uno spot di quelle cards dalle quali, se le guardi attraverso uno smartphone, sbucano creature fantastiche e guerrieri ninja con cui è possibile per il piccolo addestratore di mostri interagire. Sapevo delle applicazioni di AR nel campo della divulgazione scientifica (PubCode) e della documentazione turistica (W-Lamp) ma la prospettiva che i miei figli possano studiare su libri che visti attraverso particolari dispositivi rivelano contenuti virtuali tridimensionali, mi ha fatto sentire alle soglie di una di quelle rivoluzioni epocali che un giorno ricorderemo con tenerzza o con rammarico…
Mentre, infatti ancora si combatte per ottenere la diffusione capillare nelle scuole delle famose LIM e un loro più efficace utilizzo e si discute sull’opportunità o meno di far usare ai bambini gli e-book, dal Brasile, paese ospite di Bologna Children’s Book Fair, è arrivato chi ha illustrato un progetto di AR learning (apprendimento tramite Realtà Aumentata) già realizzato e testato presso classi campione delle scuole elementari statali, per un totale di 300.000 bambini coinvolti.
La società che ha sviluppato la tecnologia AR si chiama Geodinamica. Costoro in partnership con un gruppo editoriale locale hanno realizzato un sussidiario per scuola primaria e le relative App da caricare sul tablet: una versione per l’insegnante e una per gli studenti.
Sull’efficacia di queste tecniche di insegnamento si può aprire una discussione. L’unica ricerca ufficale di cui si trova traccia (la tesi di laurea di una ragazza di Roma) pare giunga alla conclusione che la teatralità del dispositivo renda accattivante per i bambini l’utilizzo di questi strumenti e di conseguenza renda meno faticoso l’apprendimento. Lapalissiano!
Gli aspetti davvero interessanti della vicenda, a mio avviso, però, sono altri.
Innanzitutto il fatto che il libro cartaceo non cede il passo. Si evolve, piuttosto, adattandosi ai criteri della comunicazione interattiva e rimane uno strumento su cui in seconda battiuta il bambino può tornare.
Secondo, questo tipo di tecnologia si presta ad essere implementata su prodotti editoriali basati su un metodo didatico “antropocentrico”, che parte dall’individuo, dal suo ambiente e dallo spazio geografico in cui si colloca abitualmente. Il sussidiario pilota progettato per alcune classi di Bahia, per lo studio della geografia parte dai quartieri più noti di Bahia e va ad allargare il suo raggio di interesse, incrociando le tematiche curriculari. Quindi osserviamo la costriuzione del reticolato stradale e mentre la città sorge sotto i nostri occhi con i suoi palazzi e i ponti e i monumenti, possiamo cliccando richiedere un approfondimento audio sulle tecniche di rappresentazione del territorio, opppure su un fatto storico avvenuto nella piazza accanto. Intanto il libro conduce lo studente a prendere in considerazione porzioni di territorio sempre più ampie, ciascuna con vari punti di interesse, fino a raggiungere lo spazio e trovarsi a osservare un sistema solare che si solleva dalle pagine del ibro, per mostrare il proprio movimento rotatorio…
Davanti a tutto ciò è lecito domandarsi quanto effettivamente un bambino possa memorizzare di queste informazioni per lo più audio e video,oppure scritte, ma disposte come in una scatola cinese… Come noto, secondo la teoria della neuroplasticità il cervello delle nuove generazioni sista modificando a causa dei nuovi modelli di vita e degli stimoli che esse ricevono: chi può escludere, dunque, che la didattica che solo dieci anni fa sarebbe stata assolutanmente infruttosa , non possa oggi risultare efficacissima?
Altra domanda: lasciare che il modo di percepire la realtà dei bambini si modifichi, è davvero un bene per loro o ci stiamo solo complicando la vita?