Perchè iniziamo

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Storie. Storie realistiche o fantastiche che parlano di uomini e delle dinamiche del loro agire. Non esiste epoca, neppure la più barbara, non esiste terra, neppure la più selvaggia, in cui un uomo non sia stato un Uomo. Il Cuore è il marchio. Con i suoi bisogni di Bene, di Bello, di Giusto. Lo si può ferire o anestetizzare, generando azioni tutt’altro che umane, ma in fondo al petto si annida lo stesso identico Seme. Un dono ancestrale. Piantato nel profondo del nostro Io come un chicco di grano in inverno. Lì può anche marcire, ma c’è. E viene da fuori. Ce l’ha messo un Altro e non affinché vada perduto, ma perché germogli.
Quindi storie che parlano di uomini o di animali o di burattini di legno con un Cuore di Uomo.
Non è una fuga dalla realtà. Al contrario. Si tratta di non tralasciare nessun dettaglio. L’invito è a sfruttare al meglio ogni forma di energia umana: la fantasia è tra le più potenti.
Da qui la nostra passione per la cosiddetta “letteratura per l’infanzia”. Ma non solo. Molti lo trattano come un mero strumento didattico, funzionale a impartire nozioni di sintassi e grammatica o a trasmettere un minimo di educazione civica, stradale o ambientale – ovvero tutte quelle discipline che negli ultimi decenni si è creduto di dover codificare e trasformare in materia di studio, perché ci siamo persi per strada il vecchio e semplice “sentire comune!.
Noi crediamo che questo strumento sia in realtà una porta dalle molteplici forme, curiose, gustose, sorprendenti, verso un mondo parallelo, in cui l’uomo trova ambientazioni suggestive per mettere in scena se stesso e scoprirsi. Il linguaggio è semplicemente “comprensibile a tutti”. Funziona meglio con i più piccoli, solo perché sono più disponibili a giocare su territori sconosciuti.
Ecco che torna, condivisa, la famosa affermazione di C.S. Lewis, secondo il quale “un libro non merita di essere letto a dieci anni, se non merita di essere letto anche a cinquanta”.
E questo vale per i libri, ma vale anche il cinema, la decima musa. Memori della lezione, dunque, anche noi, per una volta allunghiamo il collo e tentiamo di vedere al di là del crinale, per primi. Ci imponiamo di guardare con rispetto alle nuove forme espressive, disposti a definirle “arte” non appena se lo meriteranno. La novità consiste ovviamente non solo nel supporto digitale, né nei tempi di trasmissione dei contenuti. È accaduto che i nuovi mezzi di comunicazione abbiano modificato talune forme espressive, sottoponendole a una vera e propria metamorfosi evolutiva e questo grazie al fattore interattivo. Hanno quindi ragione d’essere e stanno sviluppando strutture “canoniche” le App. Senza pregiudizi, vediamo in che misura queste forme espressive innovative, possono raccontare delle storie e adempiere al compito dell’arte: indagare il Cuore dell’Uomo.
Infine un omaggio a Lewis nel titolo di questo Blog: Cair Paravel è il castello dal quale per molti anni i quattro fratelli Peversie regnano su Narnia ed è qui che abbiamo scelto di fissare la nostra “sede di lavoro”, rilanciando ai nostri lettori l’augurio di Aslan “Chi è stato re o regina di Narnia una volta, sarà re o regina di Narnia per sempre”.

Una risposta »

  1. Ciao Valeria,

    da un tolkeniano di ferro un vero plauso al tuo blog. Lewis è il mio secondo scrittore preferito ed era amico di Tolkien negli Inklings!
    Hai ragione. il cuore dell’uomo è desiderio di infinito e come dice Gandalf: “la morte non è la fine..la cortina di pioggia di questo mondo si apre e tutto divenne come vetro argentato..e poi lo vidi…bianche sponde dietro un verde paesaggio sotto una lesta aurora”.
    Complimenti ancora, ti seguirò e se potrò, contribuirò,
    bye,
    Stefano

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