Biancaneve e il cacciatore

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diretto da Rupert Sanders

interpreti principali Kristen Stewart, Chris Hemsworth e Charlize Theron

età consigliata 10 anni

Normalmente evito di parlare di qualcosa che non mi è piaciuto affatto, ma per questo film farò un’eccezione. Le ragioni sono due: innanzitutto si va a toccare un classico della letteratura per bambini quindi a Cair Paravel non possiamo non occuparcene, in secondo luogo più che per l’omonimo film di Tarsem Singh, con protagonista Julia Roberts, uscito quasi in contemporanea, questa versione della fiaba dei Grimm è stata ben accolta dalla critica, a tratti osannata e tutto questo entusiasmo, non vedendone la minima ragione, mi incuriosisce parecchio.

Giustificato il rimaneggiamento della storia. Comprensibile anche la scelta di ammantarla di un’atmosfera gotica e fosca come la moda del momento impone (bisogna pur pensare al botteghino!). Quello che trovo imperdonabile è la superficialità con cui tutta la narrazione è stata trattata. Il taglio psicanalitico che Sanders ha voluto imprimere alla vicenda non trova uno svolgimento soddisfacente. Nessuno dei personaggi arriva a sfiorare la compiutezza: sono scialbi, privi di spessore. Così è Biancaneve, che si vorrebbe eroina predestinata a maturare una grande consapevolezza di sé, del proprio destino e del proprio ruolo di leader, ma che in realtà da ragazzina sprovveduta, vittima di una terribile ingiustizia, inerme, strappata alla prigionia da misteriosi personaggi magici, si trasforma  in novella Giovanna D’Arco in un lasso di tempo sorprendente, senza aver compiuto alcun percorso di crescita credibile. Altrettanto vale per il cacciatore: i riferimenti al suo passato drammatico che dovrebbe dar ragione della sua dedizione all’alcol, sono davvero deboli. Se è chiaro che sarà il suo bacio e non quello del principe a spezzare l’incantesimo,  non lo è altrettanto quando e se si innamora di Biancaneve. Larvale la figura del principe, che dal tempo in cui si trastullava, bambino, con Biancaneve, tra i rami di un melo, ha senza dubbio fatto  progressi nel tiro con l’arco e può sfoggiare tenacia e lealtà, ma non riesce a colmare il solco che gli anni hanno tracciato tra lui e la vecchia compagna di giochi, quindi rimane in una posizione d’ombra: non si capisce neppure qual è il legame reale con Biancaneve, alla fine. I nani: vengono coinvolti nel racconto per il tempo di una scazzottata e di una serata di danze intorno al fuoco (tanto per citare una storica scena della Biancaneve disneyana), prima che uno di loro venga ucciso. Non abbiamo fatto in tempo neppure ad affezionarci a lui e non ci spieghiamo perché gli altri personaggi lo piangono… A un certo punto compare un cervo: i folletti che vengono letteralmente “espettorati” dagli uccelli che all’inizio guidano Biancaneve fuori dalla prigione sembra siano suoi servitori o comunque gli riconoscono una grande autorità. Si può intuire che si tratti di un Signore della Foresta, di una sorta di divinità silvestre, ma quale sia la sua natura, quali siano i suoi poteri e quale il suo legame con Biancaneve rimane un mistero…   La regina Ravenna è forse il personaggio meglio riuscito: Charlize Theron perlomeno è azzeccatissima nella parte: superba, tormentata e crudele quanto la platea richiede. Paga, però, anche lei la fragilità dell’impianto psicoanalitico e soprattutto alcune cadute di stile: le scene di  morbosa ambiguità tra lei e il fratello e la sequenza in cui uccide il re, durante la prima notte di nozze, carica di un erotismo eccessivo, fuori  luogo.

Cosa si può salvare di un film che in generale considero una perdita di tempo vedere? I costumi di Colleen Atwood, già premio Oscar per Chicago, Alice in Wanderland e Memorie di una geisha, e alcuni effetti speciali come la trasformazione della strega in stormo di corvi (Ravenna deriva da raven, corvo) e il suo rimaterializzarsi in una pozza di liquido oleoso e malsano o l’animazione dello specchio, che si liquefa per prendere corpo al cospetto della regina, che lui tiene in pugno, perché schiava della propria immagine…

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