In Inghilterra nel giorno di San Valentino a scuola i bambini sono invitati a scambiarsi biglietti contenenti dichiarazioni di amicizia. Nelle scuole del nostro Paese non mi risulta che si sia giunti a tali scelerate vette di esterofilia da proporre il modello anglosassone (già saccheggiato per il “caso Halloween”!), anche per rinnovare le celebrazioni del 14 febbraio. Ciò non toglie che la propaganda romantica finanziata dalle lobby dei vecchi (la cioccolata e i diamanti) e dei nuovi (la telefonia mobile) strumenti di seduzione (perchè come noto, “Smartphone are a girl’s best friends”!) ammalia anche i giovanissimi. Quindi lo scorso anno, il 13 febbraio, all’asilo di mio figlio, mentre sistemavo l’armadietto del cambio, sono stata avvicinata da una bambina alta mezzo metro, con un visetto da bambola e lo sguardo di chi è determianto a diventare presidente di una grossa multinazionale, che mi dice: “Domani Matteo può venire a casa mia a fare merenda per festeggiare con me San Valentino? Perchè io ormai sono grande e voglio festeggiare come i grandi: a lume di candela!” Più tardi la madre mi avrebbe spiegato che da settimane la piccola circe si esercitava a cucinare la frittata per non farsi trovare impreparata se le si fosse presentata l’opportunità di preparare al suo amato (alias mio figlio) una cena romantica. Confesso che nel declinare l’invito (a causa di un precedente impegno col dentista, inopportuno e guastafeste, come al solito!), mi son sentita parecchio in colpa, primo perchè era noto che a mio figlio pur vergognoso la fanciulla non era indifferente, poi perchè vedevo compromessa per me l’occasione di diventare suocera di cotanto personaggio! Ne sentiremo parlare! Cosa che dovrebbe facilitare il compito di Matteo, il
quale a tutt’oggi quando si parla di matrimonio, dice che quel problema lui lo ha risolto, perchè al momento buono, dovrà solo cercare la suddetta e sposarla…
Questo e altri gustosi episodi di cui sono stata testimone, mi hanno fatto rivalutare le Valentine’s Day Cards (sì, dall’altra parte della Manica il “Saint” se lo sono perso…). D’altronde chi l’ha detto che parlare dell’Amore ai bambini è cosa difficile? Non facciamo altro dal momento in cui iniziamo a racconatare loro fiabe e favole. Mi riferisco a quelle più note, che il buon Walt Disney si è pregiato di stravolgere (io comunque sono disponibilissima a perdonarlo, se il risultato è un capolavoro dell’animazione come La Bella e la Bestia!). Nel bene o nel male le storie di Perrault, di Andersen o dei Grimm sono i “testi” sui quali i nostri figli studiano i primi rudimenti di educazione all’affettività. Proprio per questo sarebbe opportuno far loro conoscere le versioni originali, anche se sono un po’ più truculente…
Una delle favole d’amore più strugenti e appassionanti è senza dubbio quella di Amore e Psiche narrata nelle Metamorfosi di Apuleio. Diversi ambiti se ne sono appropriati: la filosofia, la narrativa, la psicoanalisi e tantissimi artisti, che ne hanno tratto ispirazione per rappresentare l’ideale di bellezza e la tensione tra impulsi interiori contrastanti. Ora, c’è una mostra, allestita da DNArt, che intende approfondire questo mito, grazie a reperti archeologici provenenti dalla Magna Grecia o dal mondo romano e ad opere d’arte più moderne, di Canova, Tiepolo, Tintoretto, Salvador Dalì. Quesata mostra, dopo esser stata a Torino e a Mantova è approdata a Monza, presso il Serrone, uno spazio espositivo ricavato in un corpo laterale della Villa Reale che culmina con una rotonda insolita nel discorso architettonico del Piermarini, affrescata nel 1791 da Andrea Appiani giustappunto con scene ispirate alla vicenda di Psiche.
E quindi per “festeggiare” questo San Valentino, ho deciso di portare i miei figli a visitare
Amore e Psiche. La favola dell’anima.
Si tratta di un percorso molto raffinato, ve lo dico subito. Le opere d’arte esposte e le riflessioni riportate sulla cartellonistica ponderano il mistero della bellezza, il rapporto tra passione inconsapevole e amore consapevole, le nozze di morte e il sacrificio cosmico e tanto altro. Però c’è la storia.
La favola di Apuleio è riportata integralmente e leggerla con calma e attenzione a voce alta è il modo più semplice e immediato di fruire con i bambini un evento del genere. Funziona benissimo. Per quanto articolata e carica di simbolismi, la vicenda risulta avvincente. Contiene tutti gli elementi tipici della fiaba a loro familiari (principessa, matrigna/strega/anzi suocera!, principe, prove, viaggio e lieto fine) e non ci mettono molto a cogliere che si tratta di un percorso di conquista. La conquista di una consapevolezza, a dispetto dell’ostruzionismo esercitato da quelle forze ancestrali invisiose degli uomini e grazie all’intervento di entità mediatrici benevole.
Per quanto riguarda le opere d’arte, ho aspettato di vedere quali avrebbero maggiormente attirato la loro attenzione e li ho aiutati a fare un piccolo sforzo interpretativo ad esempio della Spaces Venus di Dalì, occasione unica per imparare che si possono dire molte cose usando dei simboli. La splendida tela del Candlelight Master, Psiche sopra Amore, è stata invece utile per fare qualche osservazione sulla luce, che non è scontato ci sia e che in alcuni posti bisogna decidere di portare e accendere, come a volte capita con la nostra capiacità di ragionare. Commento: “Meno male che ha guardato, prima di tagliargli al testa! Pensa che scemenza avrebbe fatto!” Ci siamo soffermati a “leggere” poi gli affreschi di Appiani e anche qui è stato interessante capire che la disposizione dei dipinti tra spicchi, lunette e riquadri è antesignana del fumetto. Infine il gesso del Canova: c’è poco da dire, credo che ogni tanto sia il caso di mettere i bambini davanti alla Bellezza Pura e vedere che faccia fanno. Può capitare di scorgere nei loro occhi un brillio: è il riverbero di quella scintilla che li rende speciali, fatti per la Bellezza.