Penelope

Standard

 

diretto da Mark Palansky

interpreti principali Christina Ricci e James McAvoy

età consigliata dagli 8 anni

 

Nient’altro che il mito della Bella e la Bestia rovesciato, ma sceneggiatura, montaggio, fotografia, scene e costumi, insieme all’interpretazione dell’accattivante James McAvoy, lo rendono a nostro avviso un film delizioso. Bello da proporre alle ragazzine dal secondo ciclo di scuola primaria in poi: perfetto anche per le mamme!

Gli elementi della fiaba ci sono tutti: la strega,  la maledizione e la condizione per infrangerla, la prigione dorata in cui la protagonista vive segregata per 25 anni e poi finalmente l’eroe che dovrebbe sciogliere l’incantesimo.

Il tutto è raccontato, però, in modo gustosissimo e arricchito da dettagli sottili, ma significativi. Gli effetti speciali sono discreti, lirici, funzionali alla narrazione, fatta di immagini e parole armoniosamente integrate come nel buon cinema deve essere. Anche i flash back sono utilizzati con precisione, senza eccedere, né rallentare il ritmo, anzi movimentandolo. I dialoghi sono vivaci, non mancano di ironia, pretendono attenzione. Poi ci sono le ambientazioni che trovo fantastiche:  la camera di Penelope è un capolavoro della scenografa Amanda McArthur : è originale, evocativa e credo che possa suggerire immagini inedite nelle menti omologate delle preadolescenti di ultima generazione! Lo stesso vale per il modo in cui viene rappresentata la città, le strade, il pub, il lunapark: tutto è immerso in un’atmosfera vintage, dai toni caldi, fiabeschi. Ogni particolare ha un’intensità cromatica che è il segno del suo valore: tutto è curatissimo. E ogni personaggio è ben sviluppato, sta perfettamente in piedi da solo, perfino Wanda, la titolare dell’agenzia matrimoniale o il detective privato assunto dai Wilhern per trovare Penelope quando questa scappa.

Perché rispetto al canovaccio tradizionale, la vicenda ha più di una variante e, ad esempio, “la bestia” ad un certo punto scappa e va in giro per la città ad affermare la propria indipendenza. Ma non solo: l’eroe manca della virtù innata, non ha sangue blu, non è affatto “predestinato” a sciogliere l’incantesimo, anzi vive la frustrazione di non poter salvare l’amata (che esperienza comune, in fondo, quella di realizzare che non possiamo proteggere chi ci sta più a cuore!) e fa un passo indietro, dimostrando prorpio così di avere quello che in una favola si chiamerebbe un “cuore nobile”. Nel ruolo James McAvoy è squisito. E offre un modello leggermente diverso di “ideale maschile”, che val la pena proporre alle “menti omologate delle preadolescenti di ultima generazione”, di cui già sopra…

Chi scioglierà quindi l’incantesimo? “Uno del suo genere che sappia amarla così com’è”, ovvero non “nonostante il suo aspetto”, ma con il grugno. “Non hanno disgusto di te” dice ad un certo punto la madre, ottusa ma non antipatica (altro bel personaggio, negativo, ma credibile e perdonabile, come può esserlo qualsiasi mamma che sbaglia e continua a sbagliare) “ma del tuo naso” e Penelope osserva “Ma è il mio naso!”. Fin quando la stessa Penelope non si accorge di poterlo amare il suo naso, non solo “tollerare” o  “conviverci”, ma amare, come un dono, una parte caratteristica di sé, come ogni altro difetto o limite ognuno di noi si porti addosso o dentro…

 

 

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